Negli ultimi sei mesi i NAS, Nuclei Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri, hanno effettuato controlli a tappeto in decine di allevamenti e caseifici nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, a causa di alcune segnalazioni in merito alla presenza nel latte di livelli di aflatossina M1 superiori ai limiti consentiti dall’Unione Europea (pari a 0,050 microgrammi per chilo).

 

Ne sono emersi centinaia di illeciti, con valori in media cinque volte maggiori rispetto ai parametri di legge. La Procura di Brescia ha iscritto nel registro degli indagati più di 60 persone, tra allevatori e imprenditori, sospettati di aver utilizzato latte contaminato da aflatossine M1 per la produzione di formaggi: dovranno ora rispondere di adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari.

 

Lo scorso 30 marzo la Regione Lombardia ha stanziato 60.000 euro per attivare un piano straordinario in grado di prevenire il rischio di ulteriori contaminazioni di aflatossine M1 nella filiera lattiero casearia.

 

Per poter fornire ai consumatori adeguate garanzie in materia di salute e sicurezza alimentare, verranno infatti effettuati centinaia di controlli presso aziende agricole, impianti di produzione e trasformazione del latte.

Cosa sono le aflatossine?

Le aflatossine sono delle micotossine prodotte da specie fungine appartenenti alla classe degli Ascomiceti (genere Aspergillus) e sono considerate genotossiche e cancerogene per l’uomo. In natura esistono diversi tipi di aflatossine e, a seguito di contaminazioni fungine, esse possono essere presenti anche in molte tipologie di alimenti, in particolare in granaglie, mais, arachidi e semi oleaginosi.  Quella di tipo B1 è la più diffusa nei prodotti alimentari, nonché una delle più pericolose per l’uomo. L’aflatossina M1 è uno dei principali metaboliti dell’aflatossina B1: il sistema digestivo degli animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1 trasforma quest’ultima in aflatossina M1 e, per tale motivo, può essere presente nel latte.

 

 

 

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